Bacheca
Personaggio
Pubblico
Vedi tutti i personaggi pubblici
Kevin Ferrari
Lo ripete più volte Marcello Ferrari, 55 anni, padre del motociclista acrobatico morto a 24 anni (FOTO) e casaro responsabile della latteria di Campogalliano: «Come Sic». Kevin e Marco Simoncelli: caratteri simili, medesima passione, un tragico destino in comune alla stessa età. E anche oggi saranno le moto degli sportivi e degli amici a salutare con il loro rombo il 24enne: i funerali saranno alle 15 nella chiesa di Sant’Orsola a Campogalliano, poi domani la salma sarà tumulata a Puianello. «Porteremo anche le due moto di Kevin, davanti alla chiesa: quella usata a Montecarlo e l’altra. E dico a tutti i ragazzi di fare casino con le loro perché è ciò che Kevin avrebbe voluto».
Com’è nata la passione di Kevin?
«Fin da piccolo: l’ha respirata in famiglia. Sia io che mia moglie Ines, infatti, siamo motociclisti. Mia moglie ha usato una Guzzi Lario 650 fino a 23 anni, finché non ha avuto il primo figlio. Io ho comprato la mia prima moto appena ho potuto permettermela, a 24 anni, poi ne ho sempre avuto una. Caricavamo i figli in moto con piccoli caschi su misura per loro e poi partivamo. Kevin ha cominciato con le minimoto, poi anche suo fratello Efrem ha preso la moto da cross e anche Kevin si è appassionato».
Prima degli show c’è stata la gavetta.
«Ha studiato per un anno, ma non era la sua strada. Ha fatto il pizzaiolo e poi l’idraulico all’Idraulica 88 di Campogalliano di Lorenzo Foroni. Ha poi cominciato con il freestyle. Gli è sempre piaciuto volare, fin da piccolo: sua madre gli aveva cucito un mantello da Batman, lui lo indossava e si buttava dalle sedie e dai tavoli. Max Bianconcini gli disse che aveva le capacità per migliorare e gli suggerì di prendersi un anno o due per provarci, lasciando il lavoro. Aveva diciott’anni: cominciò ad allenarsi a tempo pieno».
Non dev’essere stato facile per voi genitori vivere i rischi legati al suo sport.
«A volte, vedendo certe sue acrobazie, pensavamo: ‘Forse sarebbe meglio se tornasse a fare l’idraulico’. Ma lui diceva: “Se non salto, la mia vita non sa di niente”. È andata bene, finché a Montecarlo, a causa di uno sbaglio stupido...».
A Montecarlo avete ricevuto tutto il necessario supporto?
«Sì. Voglio ringraziare di cuore la principessa Stéphanie di Monaco: il giorno dopo la morte di mio figlio è venuta nel circo a farci le condoglianze di persona. Ci ha abbracciati e si è adoperata in ogni modo per sbrigare le procedure e ha offerto ospitalità in albergo a tutta la mia famiglia».
Come vuole ricordare suo figlio?
«Quando faceva mototerapia tornava a casa e raccontava: “Quando carico un disabile in moto, dopo un semplice giro del campo vedo nei suo occhi la felicità”. Kevin voleva il bene di tutti. E poi era estroverso: gli piacevano il casino e la compagnia. Tanti giovani hanno scritto messaggi bellissimi: voglio ringraziarli di cuore. Ne abbiamo scelto uno per il ricordino. “In questa vita hai saltato talmente in alto che gli angeli ti hanno voluto tenere con loro. Durante i tuoi backflip sposta le nuvole e ti accorgerai che tutti noi saremo lì a guardanti e a salutarti. Ciao campione”».
fonte: quotidiano.net