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Fernanda Pivano
Fernanda Pivano nasce in una famiglia che lei definiva vittoriana a Genova il 18 luglio 1917, da Riccardo Newton Pivano e Mary Smallwood, di origini scozzesi. Ha un fratello maggiore, Franco. La sua formazione avviene a Torino dove nel 1929 si trasferisce con la famiglia. Frequenta il liceo classico Massimo d'Azeglio dove ha come compagno di classe in quarta e quinta ginnasio Primo Levi e come supplente di Italiano Cesare Pavese. Pivano e Levi non vengono ammessi agli orali dell'esame di maturità perché i loro temi per lo scritto sono giudicati "Non idonei". Nel 1938 Pavese le porta quattro libri in inglese che segnarono il suo destino di scrittrice e traduttrice, facendola appassionare alla Letteratura americana: Addio alle armi di Ernest Hemingway – che tradusse clandestinamente in lingua italiana –, Foglie d'erba di Walt Whitman, Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters e l'autobiografia di Sherwood Anderson.
Nel 1940 consegue il diploma in pianoforte al Conservatorio di Torino, diretto da Franco Alfano. Il 17 giugno 1941 si laurea in Lettere, con una tesi su Moby Dick di Herman Melville. Il 22 giugno 1943 si laurea in filosofia ad indirizzo pedagogico sotto la guida di Nicola Abbagnano con una tesi dal titolo "Il valore della simpatia nell'educazione".
L'inizio della sua carriera letteraria risale al 1943, quando pubblica per Einaudi la sua prima traduzione della Antologia di Spoon River, sotto la guida di Cesare Pavese, a Torino viene arrestata perché si reca al comando delle SS dove era trattenuto il fratello Franco, catturato poiché in una precedente retata presso la sede dell'Einaudi di Torino era stato trovato il contratto, erroneamente intestato al fratello, per la traduzione del romanzo di Ernest Hemingway Addio alle armi. Questo romanzo non sarà pubblicato in Italia fino al 1949 perché ritenuto lesivo dell'onore delle Forze Armate dal regime fascista, sia per la descrizione della disfatta di Caporetto, sia per un certo antimilitarismo sottinteso nell'opera. Il fratello viene immediatamente rilasciato ma la Pivano viene interrogata a lungo da due ufficiali tedeschi e poi rilasciata.
Nel 1949 sposa l'architetto e designer Ettore Sottsass junior e si trasferisce quindi a Milano. Nel 1956 compie il primo viaggio negli Stati Uniti che sarà seguito da numerosi altri viaggi in America e in altri paesi. Dopo aver tradotto e studiato i lavori dei maggiori classici statunitensi tra cui Francis Scott Fitzgerald, Ernest Hemingway, William Faulkner, promuove la valorizzazione in Italia degli scrittori della Beat Generation tra cui Allen Ginsberg[3], Jack Kerouac, William Burroughs e Gregory Corso. Lo stesso per autori come Henry Miller e Charles Bukowski. In anni più recenti, continua a segnalare al pubblico e alla critica italiani gli scrittori americani di talento che si sarebbero presto imposti sulla scena letteraria internazionale tra cui Erica Jong, Jay McInerney e Bret Easton Ellis.
Poco noto il suo interessamento verso la poesia beat italiana, che sviluppò negli anni sessanta, grazie anche al progetto editoriale East 128 (dal numero della camera di Sottsass, ricoverato per un'infezione renale al centro medico della Stanford di Palo Alto) e alla rivista di tendenza psichedelica e pacifista da lei creata e diretta, "Pianeta Fresco", il cui progetto grafico venne ideato e curato da Roberto Pieracini, progettista grafico assieme a Sottsass, nello studio di quest'ultimo. In quel periodo incentivò la crescita di alcuni giovani poeti, tra i quali il torinese Gianni Milano e il lucano Antonio Infantino.
Il 16 dicembre 1998 viene inaugurata in Corso di Porta Vittoria, 16 a Milano la struttura destinata ad accogliere il patrimonio librario e documentario di Fernanda Pivano e i volumi del padre Riccardo. La Biblioteca Riccardo e Fernanda Pivano è una sezione staccata della Biblioteca/Centro documentazione della Fondazione Benetton Studi e Ricerche di Treviso.
Nell'estate 2001 la Pivano gira per Fandango il film A Farewell To Beat scritto da Andrea Bempensante per la regia di Luca Facchini. Il documentario racconta il viaggio in America per ritrovare amici e luoghi cari. Nel 2003 viene istituito un premio a suo nome da assegnare ogni anno a chi si è distinto per avere svolto ricerche, scritti o portato contributi eccezionali alla società.
Nel corso della sua attività si è anche occupata di musica, scrivendo nel 1966 il primo articolo giornalistico su Bob Dylan, collaborando negli anni settanta con la rivista Muzak ed occupandosi spesso di cantautori. Collaborò inoltre con Fabrizio De André, effettuando per il suo album Non al denaro, non all'amore né al cielo l'intervista al cantautore pubblicata sul retro di copertina. A De André consegnò, nel 1997, il Premio Lunezia.
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