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Informazioni sulla cerimonia

Celebrazione del Funerale


Data e Ora: 15/02/2023 ore 15:00

Luogo: Parrocchia San Gerardo Confessore

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Ringraziamenti

<p style="text-align:center">I familiari <strong>ringraziano</strong> anticipatamente tutti coloro che <strong>parteciperanno</strong> alla cerimonia funebre<br /> e tutti coloro che <strong>scriveranno</strong> con <strong>affetto</strong> un <strong>Pensiero di Ricordo</strong>.</p>

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Pensieri di Ricordo (1)
Cassino, 14/02/2023 22:55

14/02/2023 ore 22:55

In un piccolo paese, il barista è un'autorità. Al pari di un sindaco, ma non ha bisogno di vincere elezioni per essere quello che è. È un'autorità e basta, e sembra che questo ruolo tragga il suo fondamento da qualcosa di inintellegibile, quasi sacro. È difficile credere che quattro mura, una macchina da caffè e mazzi di carte in quantità possano creare qualcosa di sacro, eppure, a ben guardare, è così. Esistono le chiese di Dio, e le chiese degli uomini, e il bar di Sinella era uno di quelli. Che poi, a dirla tutta, non era tanto il bar. Anzi, forse il bar non c'entrava nulla. Era proprio lui, ad essere ispirazione e motivo stesso della magia che promanava da quel luogo. Un prete può cambiare, ma la chiesa resta la stessa. Il bar di Sinella nasce e muore con Sinella. Morte, poi, è un concetto troppo drastico. Meglio parlare di arrivederci. Essí, non può che essere un arrivederci, perché l'energia che Sinella ha trasmesso nella vita si è fatta sostanza, e scorre in chi ha avuto il privilegio di conoscerlo, e conoscerlo bene. Tornando a Dio, ci ha messo la mano sin dall'inizio, e, come sempre, agendo in modi misteriosi. Fu un mistero, per esempio, quell'incidente che lo portò a danneggiare irrimediabilmente il suo occhio, impedendogli di continuare a fare il sarto in Francia. Fu un altro mistero, ancora, che, proprio in quello stesso periodo, fosse messo in vendita il bar di Gallinaro, che lui rilevò, ritornando a casa. Doveva andare così. Sinella doveva essere il sarto delle anime, non dei tessuti. Doveva regalare sorrisi alla gente, custodirne i segreti, dispensare spensieratezza e felicità a chiunque la cercasse, o l'avesse perduta. Noi bambini eravamo la sua croce e la sua delizia. Per noi era una specie di zio buono, che sapeva diventare cattivo quando lo facevi incacchiare. Ancora me lo ricordo correre appresso ad uno di noi, con chiari intento omicidi, dopo un grosso danno subito da uno dei suoi videogiochi. Intento omicida subito rientrato, vuoi per bontà d'animo, vuoi perché quel bambino riuscì a correre più veloce di lui.Quel bambino è ancora qui, e ricorderà, esattamente come ricordo io, ora. "Stai luntano da stu core, a tè vol cú pensiero": chi potrà mai dimenticare quei versi, che, cantati da lui, sembrava portassero luce infinita, che rimanessero eterni nel vento. Quel volto che diventava paonazzo, tanto era lo sforzo causato dalla voglia di cantare bene, di lasciare un segno. E poi, possiamo mai dimenticare l'amore folle per il gioco a carte? No. Troppo importante per non essere ricordato. Troppo intenso, per non divenire parte di lui, come una giacca nuova, o una corona, che richiamava l'idea di Sinella a prescindere da Sinella. I suoi occhi sembrava parlassero senza che la bocca avesse bisogno di fare il suo mestiere, e il suo sorriso smagliante era uno dei suoi innumerevoli biglietti da visita. E dell'ospitalità, ne vogliamo parlare? "Fatto nú bicchier 'c mme", non era un invito per pochi, ma per tutti, tutti quelli che gli stavano a cuore. Non era una questione di soldi. Era una questione di Sinella. Infine, il senso dell'umorismo: non dimenticherò mai la faccia che fece quando una signora italo francese, con trenta gradi all'ombra ed in piena estate, gli ordinò la cioccolata calda. Lui, che stava, quasi per automatismo, per preparare uno dei suoi indimenticabili Richard col ghiaccio, la guardò negli occhi ammutolito, e, una volta libero di poter commentare, ci stupì con un secco "ma chessa è n'dndita". Potrei continuare per ore, ma sarebbe inutile, perché nessuna bella parola potrebbe restituire quello che eri. Tu eri, e sei, per tutti noi, Sinella. E basta.

Scritto da: Luigi Tullio

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