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Lamberto Sechi è stato un giornalista italiano, considerato il padre dei moderni settimanali d'informazione italiani.

Dopo una serie di esperienze nel giornalismo periodico locale in Emilia (in testate come Architrave e il Giornale dell'Emilia) è stato direttore della Settimana Incom e ha fondato nel 1957 il mensile femminile Arianna, della casa editrice Arnoldo Mondadori Editore.
Nel 1965 è stato il successore di Nantas Salvalaggio, fondatore di Panorama, allora mensile. Ispirandosi all'esperienza della testata americana Time, Sechi ha trasformato Panorama in un settimanale di formato tabloid e dal taglio veloce, con un linguaggio spigliato e senza nessuna riverenza politica. Sechi ha inventato per Panorama lo slogan "I fatti separati dalle opinioni".
La linea politica del settimanale sotto la direzione Sechi era moderatamente di sinistra (lui la chiamava "kennediana") e decisamente laica.
Tutti gli articoli dovevano essere improntati a un medesimo stile, sobrio ma narrativo, con la continua ricerca del retroscena e del dettaglio di colore, in modo da differenziarsi dalla prosa paludata dei quotidiani dell'epoca.
Alcune rubriche di Panorama, come "Periscopio", facevano discutere per la presenza di gossip e di nudi femminili.
Nel giro di pochi anni Panorama di Sechi è diventato il primo settimanale italiano e il suo successo ha costretto anche il principale concorrente L'espresso a passare al formato tabloid.
Lamberto Sechi (Parma, 16 maggio 1922 – Venezia, 20 giugno 2011) è stato un giornalista italiano, considerato il padre dei moderni settimanali d'informazione italiani. Alla scuola di Panorama durante la direzione Sechi sono cresciuti molti noti giornalisti italiani come Giulio Anselmi, Corrado Augias, Claudio Rinaldi, Carlo Rossella, Barbara Palombelli, Carlo Rognoni, Giampiero Mughini, Fiamma Nirenstein, Claudio Sabelli Fioretti e altri.
Al giornale collaboravano anche giovani scrittori come Stefano Benni.
Lasciato Panorama nel 1979, Sechi è stato in seguito direttore di quotidiani (come La Nuova Venezia) e di altri settimanali (come L'Europeo), oltre che direttore editoriale dei periodici Rizzoli.
Ha lasciato il giornalismo attivo nel 1995.

 

Tratto da wikipedia l'enciclopedia libera.

   
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